© 1977 Toei
Doga, 56 Episodi
·Storia Originale: Leiji Matsumoto
·Regia: Tomoharo Katsumata
·Animazione: T.Noda, H. Muranaka, T. Kanemori e S. Araki
·Disegni: Shingo Araki
·Character designer: Shingo Araki
·Sceneggiature: Tatsuo Tamura, Mitsuru Mashima, Haruya
Yamazaki, Soji Yoshikawa
·Designer: Iwamutsu Ito
·Direttore riprese: Nobuyuki Sugaya
·Musiche composte da: Shunshuke Kikuchi
La
storia
Il prologo è una classica situazione da film di fantascienza:
la Terra è ormai ridotta al limite della sopravvivenza per
colpa dell'uomo che ne ha sfruttato tutte le risorse, e gli
scienziati del Pianeta, fra cui il dottor Galax (direttore
della base terrestre Yasdam) e il dottor Doppler, pensano di
costruire un razzo a cui danno il nome di "Prometeo". Questo,
nelle intenzioni dei suoi costruttori, avrebbe dovuto essere
il primo passo per la colonizzazione dell'incontaminato
"Decimo Pianeta" del sistema solare. Il lancio avviene con
successo, ma una volta nello spazio il comandante Cosmos, capo
dell'equipaggio, improvvisamente distrugge tutte le astronavi
dei suoi compagni e sparisce nello spazio diventando un
traditore del genere umano sotto gli occhi del proprio figlio
Arin. Tale fallimento induce Doppler a dichiarare guerra a
tutta la razza umana, "stolta e inaffidabile". Ma in realtà i
terrestri covavano una serpe in seno e il vero traditore si
rivelò essere proprio Doppler! Infatti era stato lui stesso a
indurre Cosmos a far fallire la missione rendendolo un "uomo
mascherato" (un uomo reso schiavo attraverso il lavaggio del
cervello e l'apposizione di una maschera di ferro annullatrice
di volontà). L'idea del malvagio Doppler è quella di
raggiungere il "Decimo Pianeta" e colonizzarlo assieme a pochi
eletti tramite la gigantesca astronave "Planester" e lasciare
i restanti uomini a morire sulla Terra. Chiunque si sarebbe
opposto a tale decisione avrebbe dovuto vedersela con dei
potentissimi robot meccanici: i "Mechasatan".
In seguito a questa dichiarazione di guerra, il dottor Galax
decide di costruire il "Satellizzatore", una astronave che può
raggiungere Mach 15 e che è capace di trasformarsi in un
gigantesco robot antropomorfo, il "Danguard". "Danguard" è
l'unica macchina in grado lottare alla pari con i Mechasatan e
quindi anche l'ultima speranza di vittoria per il genere
umano. Dieci anni dopo il fallimento della "missione
Prometeo", Arin è diventato un pilota
cadetto della base Yasdam. Con lui ci sono anche i cadetti
Kauban e Katula. Un giorno, durante un attacco nemico, Arin
viene aiutato in battaglia da un uomo mascherato disertore
dell'esercito di Doppler. Tutti sono diffidenti nei suoi
confronti perché sembra impossibile stabilire la sua identità:
la sua faccia è nascosta da una maschera di ferro e la memoria
gli è stata cancellata al tal punto che non riesce a ricordare
nemmeno il suo nome. Ma Galax, sorprendendo tutti, gli dà
fiducia e lo ribattezza "Capitano Dan"; del resto un ben più
grosso problema lo affligge: il "Satellizzatore" è quasi
pronto e per pilotarlo occorre una persona fisicamente e
psicologicamente forte, coraggioso e ben addestrato. Il
capitano Dan diviene così l'istruttore dei cadetti grazie alle
sue enormi capacità di pilota. A lui spetterà anche l'onore (e
l'onere) di scegliere il pilota adatto al "Danguard". Arin,
Kauban e Katula iniziano così tremendi addestramenti che, in
più di qualche occasione, sono al limite della resistenza
umana ma che in seguito risulteranno essere indispensabili al
futuro pilota. Dan è un duro e non è ben visto da alcuni
membri della base, tra cui Bunta, un addetto alla manutenzione
del Danguard (e infallibile con i cannoni di Yasdam) e Nova,
un ufficiale addetto alle comunicazioni della base.
Purtroppo, durante la guerra, Kauban muore precipitando con il
suo jet e Katula rimane gravemente ferito alla spina dorsale.
Di conseguenza Arin rimane l'unico potenziale pilota del "Danguard"
e allora, per tenere sempre accesa la competizione, Dan
recluterà Tony, un ex pilota acrobatico con un carattere più
forte ed ambizioso dei due sfortunati cadetti. Dopo una serie
di cruenti combattimenti sulla Terra, inizia il viaggio verso
il "Decimo Pianeta"
durante il quale
i due eserciti rivali resteranno mutilati di due valorosi
protagonisti: il Capitano Dan e Doppler. Quest'ultimo, dopo
aver ucciso il Capitan Dan, si trova ad un passo dal
Prometeo... Ma si ritrova con l'astronave danneggiata e,
avendo subito l'effetto delle radiazioni nocive, impazzisce
del tutto e, non ammettendo la sconfitta si scaglia egli
stesso contro Prometeo! La sua folle corsa viene però fermata
dal miglior uomo del suo esercito: il generale Fritz Harken,
un ragazzo bello e di pensiero proprio che nel finale passerà
così dalla parte del giusto. Con la morte dello scienziato, i
terrestri possono finalmente approdare sul "Decimo Pianeta" e
costruire un futuro di prosperità e libertà, naturalmente
difesa dal "Danguard"!
Caratteristiche del "Danguard"
Il "Danguard" è una potente macchina da combattimento dotata
sia di un modulo antropomorfo adatto per
le battaglie a terra sia di un modulo aereo chiamato anche "Satellizzatore".
La trasformazione da "aereo" a "robot" è però delicatissima,
in quanto un piccolo e veloce jet deve agganciarsi alla testa
del robot tramite una difficile manovra dalla precisione
millimetrica. Se si dovesse mancare l'aggancio, il "Satellizzatore"
si troverebbe inerme in balia del nemico. La cabina di
pilotaggio è strutturata in modo tale da poter essere
governata da due individui: un primo pilota con accesso
diretto a tutte le funzioni del robot (risorse energetiche,
modulo tattico, sistemi principali ed ausiliari e telemetrie)
e un secondo pilota di supporto con mansioni di
telecomunicazioni, risparmi energetici, eventuali correzioni
di manovre e
monitoraggio dei principali sistemi di funzionamento. Il
secondo pilota ha anche la possibilità di sostituire
completamente il primo pilota in caso di necessità. L'arma più
potente del "Danguard" è il "cannone Balkan" (nome originale
"Pulsar canon"), un cannone laser dotato di due accumulatori
di energia in grado di generare un unico, potente, fascio.
Questo delicato sistema è protetto da uno speciale scudo
pettorale che si apre soltanto quando l'arma viene usata. Le
altre armi del robot sono: i "pugni cosmici", gli "occhi
d'attacco" (potenti raggi laser che si sprigionano dagli occhi
del robot), e le "frecce cosmiche" (alloggiate nelle gambe del
robot e utilizzabili sia singolarmente sia unite in un'unica
lancia a due punte).
Caratteristiche della serie TV
"Danguard" è sicuramente una delle migliori produzioni
nipponiche nel campo dei "robottoni" e, pur presentando
tematiche non completamente originali, riesce a distinguersi
dalle altre serie robotiche grazie ad una veste utile, fresca
e
graziosa.
Gli appassionati di questo genere di cartoni non possono non
notare delle analogie con "Atlas Ufo robot" specialmente nelle
inquadrature della cabina di pilotaggio, nella tuta e nel
casco del pilota stesso. Insomma, in assetto da combattimento
Arin assomiglia ad Actarus. Classica è anche la presenza di
personaggi "macchietta", che sono quei personaggi ridicoli che
stemperano la tensione del racconto. Come "personaggi
macchietta" in "Danguard" troviamo il dott. Nelson (col sigaro
sempre in bocca), il robottino Altair e il medico Sander,
brutto da morire e con degli occhiali sproporzionati rispetto
alla testa.
Il miglior pregio di "Wakusei robot Danguard Ace" è che si
tratta di una "favola possibile". Fermo restando la necessaria
presenza della fantasiosa "super tecnologia spaziale" dei
cartoni "anni '70" (che molto doveva alla eccitazione popolare
dopo la prima passeggiata dell'uomo sulla Luna), quello che
colpisce in questa serie è che non ci si inventi dei nemici
improbabili come imperi addormentati nel sottosuolo o in fondo
al mare, nè una razza di alieni spaziali a cui necessita un
pianeta come se fossero al supermarket; il nemico viene
individuato infatti nell'uomo stesso ed è covato dall'invidia,
dalla sete di potere e dai deliri di onnipotenza.
Inoltre il "Danguard" non è il classico robot dalle armi
"finali": non ha niente in confronto al "Grande Mazinger"!
Nessuna "spada
diabolica", nessun "grande tifone" nè "missile laser" o
"missile centrale", "doppio boomerang", "spirale perforante" o
"spada di formaggino"!!! Ma del resto quella di "Danguard" è
una battaglia fra uomini, non contro un impero di 20 generali,
50 capitani, 200 marescialli, 400 sergenti e milioni di
sottoposti vari!!! Questo tipo di considerazioni trovano il
riscontro ultimo nel senso della storia: infatti in cartoni
come il "Grande Mazinger" la storia non è altro che un
intervallo fra un combattimento e l'altro, mentre in "Danguard"
il sale del racconto sono le struggenti passioni dei
personaggi e i loro comportamenti. Insomma c'è il tentativo
(riuscito) di far ritornare l'uomo ai suoi limiti naturali:
"homo homini lupus".
A parte la "scontata" lealtà, si sensibilizza il ragazzo alla
tenacia, alla lotta per le proprie idee, al rispetto per la
famiglia. Del resto gli stessi nemici mostrano una breccia nel
loro cuore di pietra solo quando vengono colpiti negli affetti
più cari. Per esempio il più stretto collaboratore di Doppler,
il vice cancelliere Sigma, una volta appresa la morte di sua
figlia Flisa, si scaglia, suicidandosi, contro il nemico e
anche Fritz Arken, comandante in capo delle truppe speciali di
Doppler, ha l'occasione di uccidere Nova ma non compie il suo
dovere perché in essa rivede sua madre, l'unica donna che lui
abbia mai amato.
Per quel che
riguarda Arin, egli è un ragazzo normalissimo che, dopo il
disastro causato dal padre venne additato come il figlio di un
traditore. Fu proprio questa rabbia a convincerlo ad
intraprendere la carriera di pilota al fine di riscattare
l'onore della famiglia. Egli vive con lo spettro della figura
del padre deceduto, spingendo costantemente se stesso a
diventare il miglior pilota mai esistito, un uomo di cui il
proprio padre sarebbe stato orgoglioso. Arin non è una persona
dotata di poteri sovrannaturali ma un ragazzo semplice e
sincero con una grandissima forza di volontà. I duri scontri
che affronta non lo abbattono, anzi egli ritrova nella
reazione ancora più forza, ecco perché è imbattibile!
Come l'attento lettore può già aver dedotto, il Capitano Dan è
in realtà il padre di Arin ritenuto morto. Benché non sia più
sotto il controllo di Doppler, egli continua a soffrire
terribili dolori a causa dei tentativi del nemico di
riprendere il controllo su di lui attraverso la maschera. Ben
presto però Dan comincia a riguadagnare la memoria e, dopo
aver realizzato che Arin è suo figlio, prende la decisione di
rivelargli la verità solo quando il giovane sarebbe diventato
un uomo.
E' logico che Dan avesse intuito la vera natura della forza
che spingeva ferocemente avanti il figlio (la rabbia per
essere considerato "il figlio di un traditore") e che una
"rivelazione" lo avrebbe sicuramente
indebolito
mentalmente. Ma le preoccupazioni di un uomo a cui sta a cuore
il destino della Terra più che quello dei suoi affetti non
trovano l'approvazione di Galax. Dan infatti è troppo duro con
Arin e il giorno in cui egli deciderà di mostrarsi rischierà
soltanto di farsi odiare dal figlio. A questa considerazione
di Galax, Dan-Cosmos (che è un personaggio molto caustico)
risponde con un lapidario: "non chiedo di meglio". Ma Dan si
sbaglia e questo è l'unico errore in cui cade... Arin infatti
non odia Dan come non odiava Cosmos dopo il suo fallimento.
Però neanche il Capitano Dan riesce a celare del tutto i suoi
sentimenti verso il figlio e, quando alla fine di ogni
combattimento egli pensa "sei grande!", Arin riesce a sentirlo
come se lo stesse dicendo a voce alta. Purtroppo però Cosmos
perde la vita durante un combattimento e così Arin scopre nel
più tragico dei modi che l'istruttore è in realtà suo padre,
disperandosi per averlo perso nuovamente e questa volta per
sempre. Nel duello finale con Doppler egli muore per primo, è
vero, ma in realtà la sua morte è l'inizio della sconfitta del
rivale.
Dan fa così del figlio un uomo: "sol chi non lascia eredità di
affetti poca gioia ha dell'urna".
Arin è dunque un "eroe consapevole". Ci diventa, non ci nasce.
Vi ricordate "gli eroi del Combattler"? Gente fuori dal
comune, speciali ed eccezionali. Roy è capace di ingarbugliare
un nugolo di auto della polizia e di farsene beffe con la sua
moto che va più veloce di un treno; il suo compagno Furio,
l'antagonista buono, spara bendato dal Monte Fuji, col fucile
dietro la schiena e riesce a beccare un moscerino su una
spalla di un elefante in Mozambico!!! Qui non ci sono
reclutamenti repentini di persone dalle facoltà
ultrasensoriali come in "Astro Robot"! Basta con i figli di
scienziati (come quel Tetsuya/Kyasharn che era solito dire: "e
ricordate, mio padre mi ha creato per essere imbattibile") o
orfanelli adottati da scienziati (come Tetzuya del "Grande
Mazinger")!!! Quelli sono eroi involontari! Per non parlare
poi dei piloti-extraterrestri come "Actarus" in "Atlas Ufo
robot" o, per essere meno banali, "Marin" in "Baldios"
oppure Takeru-Mars, l'esper dotato di super poteri tali da
renderlo l'unico essere a poter pilotare Godmars e (non mi va
ma lo faccio) citiamo anche Balatak, il più brutto cartone
della storia robotica giapponese. Addirittura in molte serie i
personaggi sono tediati dal loro ruolo di
protagonisti/rubacuori e anche in questo sono involontari!
Hanno tutte le ragazze più carine attorno ma hanno altro da
fare, si ribellano, e il mondo li sopporta. Del resto è la
natura che li ha scelti e il mondo, inerte, li aspetta come
salvatori. Arin è un eroe perché vuole esserlo. E deve
sgomitare, lottare, studiare tanto! In molte puntate lo si
vede in camera sua seduto alla scrivania, lo si vede leggere,
ma senza sbadigli, senza fughe... Se si vuole diventare pilota
spaziale, occorre fare anche e soprattutto questo! Vi
ricordate "Watta" di "Trider G7"? Beh, io mi ricordo che non
voleva nemmeno farsi curare un dente in una puntata, era
implacabile col nemico ma un bambino nella realtà!!! Ricordate
"Go" di "Godam"? Non aveva voglia di fare niente se non di
guidare la sua macchina da corsa e prendere il sole. Lo avete
mai visto in allenamento? Non mi sembra che Arin sia super,
non è un gigante dalla forza erculea né un super asso della
velocità, delle arti marziali, del tiro con l'arco, dello
sport...niente di tutto questo, è un ragazzo come noi ma con
tanta determinazione. È il simbolo di tutti quelli che hanno
sofferto e che lottano per un ideale vincendo col cuore e con
la sofferenza.
Non esistono persone nate per essere vincenti...la mentalità
vincente occorre crearsela.
Arin ci dà questa lezione ed è lui l'eroe che il bambino deve
sognare di diventare quando si farà uomo...
Alessandro V.
Lombardi