ZAMBOT III

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Premessa

C’ era una volta, (al tempo in cui Georgia Lepore cantava " Un milione di anni fa o forse due…") un bambino che, come molti della sua età, amava i cartoni giapponesi…

Era il tempo in cui, sulle TV nazionali e locali, questi ultimi imperversavano, liberi di volare nell’etere televisivo e di riversarsi, a qualunque orario, sui nostri teleschermi; un’autentica, pacifica invasione che un malaugurato giorno qualche ottusa mente volle fermare!!!

Quel bambino aveva già vissuto intensamente il primo periodo dell’"invasione"… il 1978 (anno di Grazia) era già un ricordo e la nostra storia è ambientata circa tre o quattro anni dopo.

In quel periodo le serie robotiche che avevano avuto accesso alla nostra ridente penisola erano già molte, forse troppe e il "nostro" bambino pensava che sul tema fosse già stato detto tutto; invece… come un fulmine a ciel sereno, una nuova serie robotica avrebbe lasciato un segno indelebile sulla sua ancor giovane vita.

Si trattava di un cartone " lunare " nel senso che si fece ammirare una sola volta (almeno nella sua zona) e solo grazie ad una emittente locale, per poi nascondersi, come la Luna, oltre le nubi che, minacciose, si andavano addensando nel cielo degli "anime"… si trattava di nuvoloni sospinti, ad arte, verso il regno televisivo delle anime da un vento gelido che scaturiva dalle menti di alcuni beceri psicologi, sociologi, nonché genitori che nascondevano il loro vero scopo, di carattere meramente censorio, dietro false, pretestuose finalità di natura tutoria o educativa.

Gli appassionati più "maturi" sanno bene come si concluse la vicenda… per i più giovani, mi limito a riferire che il barbaro e vile attacco dei suddetti "cervelloni" andò a buon fine; iniziò un periodo lungo e oscuro per gli appassionati: ad uno ad uno i cartoni giapponesi furono estromessi dal panorama televisivo o, nella migliore delle ipotesi, furono deturpati, umiliati e rinchiusi nelle fredde gabbie della censura. Si tentò con un insulso e subdolo lavaggio del cervello di cancellare tutto, anche il più vago riferimento alla cultura giapponese e fu così che quel bambino fu privato del piacere di rivedere (anche solo una seconda volta) quella serie robotica, quella falce di Luna che subiva un ingiusto esilio al di là delle dense nubi…però i ricordi, quelli più cari, nessuno potrà mai sottrarceli e quel cartone era ormai custodito, come un prezioso gioiello, nello scrigno della sua memoria.

Da quei fatti sono passati più di 16 anni ed è questo il tempo in cui il protagonista della nostra storia, ormai non più bambino, ha notizia della pubblicazione del " suo " cartone da parte di una nota casa bolognese… dopo tanto tempo la falce di Luna aveva squarciato la coltre delle tempestose nuvole… era l’inizio di una nuova "età dell’oro" per gli appassionati ?! Così il ragazzo (sono io se non si fosse capito) si precipita (non esattamente: dovette aspettare del tempo prima di potersi procurare la serie, di seconda mano, a un prezzo "giusto" per le sue tasche… la serie della Dynamic è tanto curata quanto esosa) ad acquistare quel cartone e lo rivede tenendo inchiodata la mente a quel giorno di 16 e più anni prima, giorno lontano, ma rimasto scolpito nella sua memoria, in cui, ancor bambino, con i lucciconi agli occhi, era rimasto impietrito di fronte alla TV nell’ammirare lo splendido e sconvolgente finale de….

"L’INVINCIBILE ZAMBOT 3".

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La trama in generale

Se considerata in modo superficiale e sommario, la trama di Zambot è quanto di più scontato e banale possa esistere: ci sono gli alieni cattivi che giungono dallo spazio ed attaccano la Terra con lo scopo di sterminare la razza umana, ci sono i buoni anch’essi provenienti dallo spazio e c’è il componibile robot gigante, pilotato da tre ragazzini, che si erge a difesa dell’umanità; di episodio in episodio, Zambot combatte e sconfigge puntualmente il robot nemico… tutti temi già ampiamente trattati da precedenti serie robotiche; se a tutto ciò aggiungiamo una realizzazione tecnica dell’opera che rivela chiaramente, nella povertà delle animazioni, la scarsezza delle risorse economiche impiegate (del resto è una serie prodotta su commissione di una TV di Nagoya nel lontano 1977) …

Considerato tutto ciò, ne risulta una serie non appetibile per il grande pubblico, una serie che punta tutto sulla sostanza e praticamente nulla sulla forma.

Sembra impossibile, ma è proprio da questo abusato canovaccio che il geniale regista Yoshiyuki Tomino riesce a trarre un’opera che si distingue proprio per la sua assoluta originalità; senza contare che Tomino comincia così a farsi conoscere, mentre la gloria e la fama arriveranno, per lui, negli anni immediatamente successivi con due grandi capolavori: Daitarn III (1978) e Gundam (1979).

Se vogliamo analizzare più nel dettaglio la trama di Zambot (e ciò è indispensabile per poter apprezzare appieno l’opera), i primi 3 episodi (dei 23 complessivi, si tratta quindi di una serie molta breve) sono, a mio avviso i più brutti e noiosi…l’inizio di Zambot è, a dir poco, in sordina, però praticamente tutti i difetti di questo cartone si concentrano e si esauriscono in questi stessi episodi che adempiono alla funzione di necessaria, ma noiosa, introduzione dei personaggi e delle vicende in genere.

Al centro dei fatti sta la famiglia Jin (tra l’altro numerosissima e quindi tralascio l’elencazione di tutti i suoi membri; ci sono anche altre 2 famiglie, sempre tutte legate tra loro da vincoli di parentela: quella dei Kamie e quella dei Kamikita) una famiglia proveniente dallo spazio, dal lontano pianeta Biar, di origine aliena quindi, ma trapiantata, ormai da lungo tempo, in un piccolo villaggio di pescatori, in Giappone.

Fanno presto la loro comparsa i cattivi, i Gaizok, già responsabili della distruzione del pianeta Biar e che ora (neanche a farlo apposta) cominciano a sferrare i loro attacchi proprio nei pressi del succitato villaggio di pescatori. La famiglia Jin, però aveva previsto tutto…

Sarà così che gli attacchi nemici saranno sempre respinti grazie alla abilità, al coraggio e al valore di 3 ragazzini, 3 cugini: Kappei Jin, Uchuta Kamie e Keiko Kamikita; questi 3 ragazzi (o meglio, forse, bambini) si porranno alla guida di altrettanti mezzi meccanici che fungono da moduli in grado di combinarsi e di formare così (indovinate un po’??? R. Il mago Zurlì!! NO! R.2 Un essere metà uomo e metà Michele Santoro!! NO!! Basta!! Mi sono inca**ato e non ve lo dico, tanto non lo scoprirete mai!!! Bwwaa…) Zambot 3 (sono buono, in fondo, e vi ho fatto questa sconvolgente rivelazione!!!); un robot che si muove grazie all’enorme energia sprigionata dal suo motore a ioni il quale entra in funzione solo quando la "combination" dei tre moduli è attiva.cartoonworld Lo stesso tipo di motore muove anche il King Biar a sua volta composto da 978 moduli dei quali procedo ad elencare dettagliatamente le caratteristiche (scherzo!! Naturalmente non potevano essere che tre, chiamati in modo originale: "One", "Two" e "Three"); il King Biar costituisce la base operativa dalla quale Ichitaro e Hisaemon, rispettivamente fratello maggiore e nonno del protagonista Kappei, forniscono il loro aiuto morale (tattiche di guerra) e materiale (missili e il potentissimo cannone a ioni) ai tre protagonisti impegnati in dure battaglie contro i vari Mecha Burst (questo è il nome generico di tutti i robot dei Gaizok).

I personaggi principali e i mezzi meccanici.

 

cartoonworldKAPPEI JIN È il protagonista della storia; pilota lo Zambird, una piccola astronave capace di trasformarsi in un piccolo robot lo Zambot Ace. Tra le armi dello Zambird, ricordiamo un fucile mitragliatore (Bird Gun) e un raggio che viene emesso da una sorta di parabola (Tremble Horn); mentre, tra le armi dello Zambot Ace, merita menzione la Zambot Magnum che viene lanciata, insieme alle munizioni, come componente (Miwa docet!!) dallo Zambase, il mezzo pilotato dalla cugina Keiko.

Naturalmente, quando la "combination" è "IN" (= attivata), Kappei assume i comandi dello Zambot 3, il gigante di metallo che combatte servendosi di due tridenti (Zambot Graps) i quali, con l’unione dei manici, si tramutano, secondo gli ordini (vocali??) di Kappei in una spada (=Zambot Cutter) o in una terribile lancia a sei punte (3 per lato) lo Zambot Blow. Si possono ricordare poi, tra le armi, gli Zambot Boosters, dei grossi shuriken (si scriverà così???) con missili incorporati e collocati sulla parte esterna delle ginocchia del robot. Infine, l’arma più potente, quella con cui Kappei finisce (spesso, ma non sempre) gli avversari: il Moon Attack, simile, per presenza scenica, all’attacco solare di Daitarn.

Dal punto di vista della personalità, il Kappei che conosciamo nelle prime puntate, ragazzino dodicenne, spensierato, un po’ spaccone, sempre pronto ad azzuffarsi con i coetanei abitanti del villaggio di pescatori presso cui abita, un Kappei che usa lo Zambot quasi come un giocattolo da mostrare con orgoglio alle amiche di sempre Aki e Michicartoonworld e che prende la stessa guerra come un gioco; dicevo, questo Kappei non esiste più negli episodi finali della serie animata: la guerra contro i Gaizok porta via con sé, ad uno ad uno, i familiari e gli amici più cari del protagonista ed inevitabilmente cancella per sempre la spensieratezza dall’animo del ragazzo, costretto, dalle profonde ferite inferte dai molti dolori, a maturare in fretta (molto più di quanto sarebbe richiesto dai suoi 12 anni).    In definitiva, Kappei non nasce eroe, cavaliere senza macchia e senza paura, come un Actarus o un Hiroshi Shiba, ma lo diventa solo nel corso della serie.

 

cartoonworldUCHUTA KAMIE È il quindicenne pilota dello Zambull, una sorta di carro armato, equipaggiato con potenti missili, capace anche di volare e di muoversi sott’acqua. Nella "combination" lo Zambull va a comporre la parte centrale del robot (il tronco e le braccia).Uchuta è un ragazzo molto intelligente, è lui che spesso suggerisce a Kappei come, dove e quando sferrare gli attacchi contro i Mecha Burst, rivelandosi un autentico stratega. Nel corso della serie dovrà prima riconoscere la maggiore abilità di Kappei e quindi il ruolo di leader della "squadra-Zambot" di quest’ultimo e in seguito, dovrà subire un’ingiusta umiliazione a causa del comportamento ottuso, egoista, ma, al tempo stesso, molto umano della madre Sumie, più preoccupata della sua casa di Tokyo che delle sorti dell’umanità. Gli attriti e le incomprensioni con Kappei, le frecciate ironiche e sarcastiche che Uchuta gli rivolge circa il modo un po’ rozzo (ma efficace) di pilotare lo Zambot 3, lasciano il posto, nel susseguirsi delle vicende, a sentimenti di sincera amicizia e di ammirazione per le doti del più giovane cugino. Nell’indimenticabile finale della serie, il ruolo di Uchuta è decisivo: sono sue le intuizioni e le eroiche iniziative che consentono di fronteggiare la superiorità bellica dei Gaizok.

 

cartoonworldKEIKO KAMIKITA Questa ragazza ha solo 14 anni, ma le sue parole e i suoi comportamenti rivelano una straordinaria maturità. Si pone, con coraggio ed abnegazione alla guida dello Zambase, un veicolo da ricognizione armato in modo alquanto leggero (ricordo il "Base-laser"). Il velivolo di Keiko si combina con quelli dei cugini e va a formare le gambe dello Zambot 3. Importantissimo è il ruolo di Keiko nelle battaglie sia perché si occupa delle comunicazioni tra lo Zambot e il King Biar sia perché quasi tutte le armi del robot sono trasportate dal suo mezzo volante.

La psicologia del personaggio è complessa: Keiko, molto legata alla sorella Kimiko e al nonno Hisaemon, ama il tiro con l’arco e i cavalli, dato che è nata e cresciuta in una fattoria. La sua spiccata sensibilità la porta a soffrire più degli altri per il comportamento che i terrestri assumono nei confronti suoi e della sua famiglia, in particolare quando questi ultimi rifiutano sprezzantemente ogni tipo di aiuto da parte dell’equipaggio del King Biar.cartoonworldNel finale Keiko sfodera un’energia inaspettata e riesce finalmente a dare sfogo (ma a che prezzo!!!) alla sua innata generosità.

 

cartoonworldcartoonworldSHINGO KOZUKI E IL SUO TEAM Kozuki è il leader di una banda di mocciosi (Kozuki-team), tra i quali ricordo Hamamoto per il suo ruolo fondamentale in una delle puntate più dense di pathos dell’intera serie, la numero 17. Shingo ha una personalità molto forte che lo porta ad entrare subito in competizione con Kappei; quest’ultimo diventerà prima l’acerrimo nemico e poi il migliore amico di Shingo il quale solo nelle ultime puntate comprenderà chi è il vero nemico nonché responsabile della scomparsa della madre e della sorella.

 

cartoonworldKILLER THE BUTCHER È il generale delle armate Gaizok. Tanto stupido quanto crudele, si presenta come il vero cattivo, mentre solo nella penultima puntata si capisce che il meschino Bucher non è altro che un volgare robot che si limita ad eseguire gli ordini del Male assoluto (o forse del Bene assoluto???): la vera identità del Supremo Gaizok è mille volte più terrificante.

Per dar conto della crudeltà di Butcher basti ricordare che in un episodio dopo aver invitato i governanti della Terra nella sua fortezza, la Bandok, li cattura a tradimento, li lega ciascuno ad un pallone aerostatico, facendoli fluttuare in cielo e poi si diverte a giocare al tiro al bersaglio!!! (dite, forse, che molti politici italiani meriterebbero analogo trattamento? Forza, Butcher, siamo con te! In Italia la campagna elettorale è aperta e quindi anche la stagione della tua amata caccia al governante!).Infine non si può non ricordare la vile strategia della tensione realizzata attraverso le bombe-uomo.

I Terrestri contro Zambot

A partire dal terzo episodio, il regista Tomino comincia a scoprire le carte, introducendo nella serie un tema che sarà sviscerato nel corso dei successivi episodi: il tema dell’odio dei Terrestri verso i Jin.

Quando infatti le armate Gaizok rivolgono la loro furia devastatrice contro i civili, questi ultimi individuano nell’equipaggio del King Biar il vero nemico, il vero responsabile di tanti lutti e di tante catastrofi. La voce che si diffonde tra la gente dice che i Gaizok hanno attaccato la Terra solo perché alla ricerca dei Jin, i cui antenati erano sfuggiti al massacro operato dagli stessi Gaizok sull’antico pianeta Biar.

Kappei rischia la lapidazione nel vano tentativo di far comprendere alla gente e agli stessi suoi concittadini e amici (tra cui Aki, Michi, Shingo e i compagni di quest’ultimo) che i Gaizok avrebbero ugualmente attaccato la Terra e che la sua famiglia è invece impegnata in una disperata difesa dell’azzurro pianeta.

I Terrestri, oltre che male informati, sono stremati nel corpo e nell’anima dalle dure conseguenze della guerra, privati dei loro cari e delle loro case, ridotti al misero stato di profughi che si muovono in lunghe e grigie colonne. In queste condizioni essi non possono non provare un profondo rancore verso i Jin. Gli aiuti di carattere sanitario ed alimentare offerti da quelli del King Biar vengono così rispediti al mittente con fierezza e disprezzo.

Alla sofferenza dei Terrestri si aggiunge quella dei Jin colpiti dall’umana ingratitudine dei Terrestri stessi e accusati di colpe non loro.

Tra questi Terrestri molto provati dalle vicende belliche ci sono Aki e Michi, due amiche di vecchia data del protagonista Kappei, ma c’è soprattutto Shingo Kozuki: costui perderà la madre e la sorellina Kaoru ed imputerà proprio a Kappei e al suo Zambot la colpa di queste tragedie. Tutte queste vicende sono mirabilmente narrate, con ritmo serrato, nel corso dello splendido quinto episodio, significativamente intitolato "Un mare colmo di rabbia" (e qui si vede la mano del grande Yoshinori Kanada).

cartoonworldLa piccola Kaoru, per lungo tempo ritenuta morta, farà invece nuovamente la sua comparsa nell’ultimo episodio quasi a personificare la Speranza, a lungo ritenuta persa e infine, ritrovata.

Ricordo che il tema della lotta a favore di chi non può o non potrebbe capire è alquanto raro in assoluto e anche nel settore dell’animazione giapponese; nell’ambito di quest’ultima e sotto questo punto di vista, merita menzione un grande classico: "Kyashan, l’androide immortale".

 

Bombe-uomo e campi di concentramento

Un altro aspetto che contraddistingue la serie è il realismo e la crudezza con cui sono narrate le vicende belliche. Lo strumento del cartone animato si dimostra idoneo a presentare temi forti, impegnativi e talora persino sgradevoli per il grande pubblico.

La crudeltà dei Gaizok non ha limiti ed essi ricorrono all’espediente di catturare degli indifesi civili e di impiantare all’interno dei loro corpi, nelle loro schiene delle irremovibili bombe a tempo; gli impiantati vengono poi liberati ed invitati a sparpagliarsi nelle zone più densamente popolate in modo tale che la loro morte possa provocare il maggior danno possibile. Ma a scioccare lo spettatore non è tanto la pur ferocissima strategia del terrore adottata dai Gaizok, quanto il fatto che essa mieterà le sue vittime anche tra gli amici di Kappei; a subire quest’atroce esecuzione capitale sono personaggi che lo spettatore ha imparato a conoscere nel corso della serie, soggetti che hanno una loro distinta individualità.

I Gaizok si impadroniscono di alcuni campi profughi e li trasformano in altrettanti campi di concentramento dove procedono all’impianto delle bombe. Kozuki e i suoi amici cadono nella trappola e l’intervento di Kappei non riesce ad impedire che Hayashi e Hamamoto, due membri del Kozuki-team, vengano trasformati in uomini-bomba. Agghiacciante è pure il modo in cui gli impiantati vengono a conoscenza della loro condizione: dato che la loro memoria non conserva traccia dell’operazione subita, è solo una cicatrice a forma di stella, che brilla sulla schiena come una sentenza di morte definitiva, a rivelare l’inaccettabile realtà.

Il finale della diciassettesima puntata è ci mostra la fine di Hamamoto. Questo ragazzino, il cui destino è ormai segnato (Un destino è stato scritto per lui e le "selle" non si sbagliano mai… n.d. Babil Junior), prova a morire da eroe incamminandosi verso luoghi isolati insieme agli altri uomini-bomba, ma la situazione è molto più grande di lui, non può accettare di morire come un cane, lontano da tutti in un posto che non conosce: il terrore lo assale…invoca l’aiuto dei defunti genitori, urla contro l’ingiusta morte che inesorabile si avvicina… L’esplosione che scaturisce dall’interno del suo corpo è il simbolo dell’impotenza dell’equipaggio del King Biar a fermare le atrocità della guerra. A Kappei non resta che versare amare lacrime le stesse che verserà quando i Gaizok metteranno le mani sulla sua amata Aki. Memorabile la struggente considerazione di Kappei: "Aki, la tua vita è durata come il soffio di una candela nel vento; sembra che tu sia venuta al mondo solo per essere uccisa dai Gaizok" (pura poesia!!). Ricordo agli amanti di Evangelion ep.5 e 6 (tra i quali c’è anche il sottoscritto), la scena in cui Kappei si ustiona le mani appoggiandole alla porta stagna del King Biar resa incandescente dall’esplosione che si è generata dal corpo di Aki. Qui, però, ad attendere il protagonista non c’è l’abbozzato ed affascinante sorriso di Rei Ayanami, ma solo un inquietante brandello del pigiama della piccola amica d’infanzia di Kappei.

 

cartoonworldL’indimenticabile finale

Il finale di Zambot è davvero sconvolgente: il King Biar e lo Zambot 3 si lanciano nello spazio all’inseguimento della fortezza nemica, l’imponente Bandok. Lo scontro è terrificante e molti dei membri della famiglia Jin sacrificano la loro vita scagliandosi in attacchi kamikaze contro la base nemica che pare inespugnabile. Quando il King Biar viene ridotto all’impotenza, tutte le speranze si concentrano sullo Zambot 3, i ripetuti e disperati attacchi di Kappei, Uchuta e Keiko riescono solo a danneggiare gravemente la Bandok, mentre i potentissimi raggi di quest’ultima privano lo Zambot prima di una gamba e poi di entrambe le braccia!! Il robot, il paladino della giustizia, l’eroe di tante (23 ??) puntate è a pezzi, è distrutto!! Uchuta e Keiko disattivano la combination e decidono di schiantarsi con i loro moduli contro la Bandok, facendo esplodere il motore a ioni di quel che resta dello Zambot. Kappei, ai comandi del suo Zambot Ace, assiste stravolto all’eroica morte dei suoi amici. L’incubo per Kappei sembra non finire mai: la Bandok resiste e il misterioso supremo Gaizok continua a nascondersi al suo interno. Kappei si catapulta col suo piccolo robot dentro la base nemica e qui scopre la vera e terrificante identità di Gaizok: questi non è altri che un computer programmato per individuare ed eliminare ogni creatura animata da cattivi propositi.

Il dialogo tra Kappei e il computer dell’ottava generazione, cioè Gaizok è profondo e toccante: alle fredde argomentazioni logiche di Gaizok che assume di aver agito a fin di bene, cartoonworldKappei non può ribattere in modo razionale, ma solo cedendo alle sue emozioni. Kappei è il vincitore, ma, a giudizio di Gaizok, quando tornerà sulla Terra, nessuno tra gli abitanti dell’azzurro pianeta proverà nei confronti suoi e della sua famiglia un sentimento nobile come quello della gratitudine, nessuno accoglierà mai Kappei e i Jin con affetto e con gioia …molti dei componenti della famiglia Jin hanno sacrificato la vita, ma chi ha chiesto loro di pagare un prezzo così elevato?

Gaizok si autodistrugge tentando di schiantarsi sulla Terra e solo l’estremo sacrificio degli ultimi membri dell’equipaggio del King Biar permette la salvezza del pianeta e anche di Kappei il quale precipita, a bordo di uno Zambot Ace ormai in pezzi, proprio nel mare, nella baia di Sunga dov’era iniziata la sua avventura.

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Qui un commovente Kappei, privo di sensi, con la testa appoggiata sulle gambe della piccola Michi, amica di sempre, riceverà anche il caldo abbraccio della folla festante e riconoscente…i sacrifici non sono stati vani, le previsioni di Gaizok non si sono avverate e i colori, dal volto di Kappei, si dissolvono in un finale senza tempo.

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Un inevitabile confronto e considerazioni finali

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Sono molti gli elementi che accomunano Daitarn e Zambot tra cui la casa di produzione (Sunrise), il regista (Tomino), l’autore delle musiche (Takeo Watanabe), gli stessi titoli originali sono molto simili, come caratteristica comune è la ricorrenza del numero 3. Tuttavia, nonostante le molteplici analogie che si possono rinvenire, a mio avviso, queste due opere sono molto diverse ed assumono le stesse caratteristiche rispettivamente del Sole e della Luna.

Daitarn III è un cartone aperto, divertente, solare, Zambot è un cartone cupo, malinconico e disperato. Daitarn è come il Sole che regala a tutti gli uomini indistintamente la sua luce e il suo calore; non occorre prestare attenzione al cielo perché i caldi e un po’ invadenti raggi solari testimoniano da soli la costante presenza del luminoso astro. Zambot è invece come la Luna: ama nascondersi e si concede solo a chi sa volgere lo sguardo verso il cielo stellato. Ma nella memoria degli appassionati che da piccoli ebbero la fortuna di ammirare Zambot, i pallidi raggi lunari hanno disegnato una "Z" che rimarrà in eterno, la "Z" di… (di Zorro?, di Zurlì, il mago del Giovedì?…).

In una cosa però Zambot differisce dalla Luna: nel firmamento degli anime Zambot è una stella che brilla di luce propria; quella stessa stella verso la quale i protagonisti della serie volgono lo sguardo nell’immagine che fa da sfondo alla melodica sigla finale. Questa sigla già svela ai (pochi) conoscitori della lingua giapponese il senso dell’intera opera:

"Stella del cielo,

noi non ritorneremo,

addio,

addio…

Non ti rivedremo più,

però è inutile piangere…[…]

Splendi, stella di tutti noi!

Splendi…per sempre".

"Dottor Inferno" alias Ignazio